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Storia dei Vaccaro-D'Antoni
dall negozietto di arance alla multinazionale delle banane


Cefalù, Honduras.
Ha appena 1.500 abitanti, è situata a 300 metri sul livello del mare, circondata da luoghi che hanno nomi da film western: Quebrada Grande, Piedras Amarillas, Los Perros, e poi Cantor, Quebrada San Antonio, Saltos, Cerro El Tigre.
Il paese gemello della Cefalù siciliana racconta una storia di emigrazione, di intraprendenza, di spregiudicatezza, di avventure, che portò un’umile famiglia di contadini siciliani a creare, insieme a un’altra famiglia di emigrati negli USA, una società di importazioni che riuscì ad insidiare il primato del gigante United Fruit, e ad assumere un ruolo di primo piano nell’economia e nella vita politica dell’Honduras.
La Cefalù honduregna racconta la storia di Salvatore (Salvador) D’Antoni, che l’aveva così battezzata in omaggio al suo luogo di origine.
Salvatore D’Antoni era nato a Cefalù nel 1874. Emigrato in America all’età di soli otto anni, si stabilì con i parenti a Baton Rouge (New Orleans), dove lavorò come venditore ambulante. Alcuni anni dopo anche il fratello Carmelo lasciò la Sicilia per raggiungerlo, e i due aprirono a Burtville un negozietto di “frutta e verdura” che rifornivano di prodotti tramite l’azienda di Joseph Vaccaro. Fu questa la prima occasione di incontro tra le due famiglie che avrebbero poi formato un clan compatto e solidale, i cui membri erano verghianamente uniti “come le dita di una mano”. Nell’inverno del 1897 il Mississippi ruppe gli argini e inondò Burtville distruggendo il piccolo negozio e i sogni dei D’Antoni che, rimasti privi di tutto, decisero di trasferirsi a New Orleans per lavorare nell’azienda di Joseph Vaccaro.
I Vaccaro appartenevano ad una generazione di emigrazione più antica. Il padre di Joseph, Stefano, nato a Contessa Entellina, era stato garibaldino e anche arrestato per le sue idee “rivoluzionarie”; nel 1860 era emigrato negli Stati Uniti praticando il commercio negli anni della Guerra Civile. Joseph (1855-1945), il figlio maggiore, era arrivato in Louisiana nel 1867 all’età di 12 anni trovando lavoro in una piantagione. Anni dopo, era poi riuscito a mettere su una fattoria con degli aranceti in cui lavorava assieme a due dei figli, Luca e Felix. Nel 1897, quando i D’Antoni arrivarono a New Orleans in cerca di lavoro, i Vaccaro possedevano 3 piccole imbarcazioni per il trasporto della frutta via fiume. Salvatore D’Antoni ebbe l’incarico di percorrere continuamente il fiume svolgendo attività di supervisione fino alla consegna della merce. Nel gennaio 1899 Salvatore sposò una delle figlie di Joseph, Mary Vaccaro, di 18 anni, saldando definitivamente l’unione tra le due famiglie. Ma poche settimane dopo le nozze, la sfortuna colpì il clan D’Antoni-Vaccaro.Una tempesta seguita da una gelata distrusse gli aranceti. In quel difficile momento, secondo le antiche tradizioni, fu il patriarca del clan, Joseph Vaccaro, a prendere una decisione. Come racconta Giuseppe D’Antoni, figlio di Salvador: “Joseph Vaccaro disse a suo genero, mio padre: Se vogliamo realizzare i nostri progetti, non c’è rimasto molto per noi qui. Ma in Honduras ci sono noci di cocco e banane”. L’idea di scegliere l’Honduras come nuova meta per il loro futuro era motivata soprattutto dal fatto che l’importazione dei prodotti tropicali allora poteva essere considerata un campo ancora vergine: le banane erano sconosciute negli Stati Uniti fino al 1870 quando Minor C. Keith, il fondatore della United Fruit, ne iniziò l’esportazione dal Costa Rica.
Economicamente quasi in rovina, i Vaccaro-D’Antoni non potevano contare su forti capitali, ma solo sull’orgoglio e la determinazione di chi sa che non ci saranno altre occasioni, e che l’alternativa era tra la riuscita e la totale sconfitta.
Fu questa la situazione che diede inizio alla Standard Fruit.
Venne acquistato un vecchio “tre alberi”, il “Santo Oteri”, da pagare con i risparmi di famiglia e con i primi guadagni. Salvatore D’Antoni andò a stabilirsi in Honduras, nell’isola di Utila, vicino a La Ceiba, per iniziare l’attività. Proprio nel marzo del 1899 la United Fruit, la più potente compagnia di importazioni, già presente in Costarica, stava perfezionando gli accordi con le autorità governative per insediarsi nell’Honduras e intensificando l’acquisto di navi da trasporto. La maggior parte delle altre ditte interessate trovarono troppo impegnativo il confronto con la United Fruits e si ritirarono. I Vaccaro-D’Antoni invece si unirono alle poche ditte che avevano deciso di opporsi al “trust” formando la “Società antimonopolio” di cui era leader la Bluefields Steamers, che si era rifiutata di vendere a United Fruit. Riuscirono ad ottenere una piantagione nella zona Nord, meno ambita climaticamente ma anche più vicina a New Orleans, dove Joseph Vaccaro aveva allestito il suo “quartier generale”. Il primo arrivo ufficialmente registrato del “Santo Oteri” con un carico per Joseph Vaccaro porta la data del 25 settembre 1899. Nel 1900 la Vaccaro Brothers importava già 6.000 caschi (“stems”) di banane a New Orleans dando inizio a un business di successo indipendente dalla United Fruit, e dal 1915 le due società si fronteggiavano per il primato nel settore, mentre la Bluefields, più antica della Standard, era solo al 3° posto. In competizione con la United Fruit per l’acquisto del ghiaccio necessario a refrigerare le merci durante il trasporto sulle navi, i Vaccaro-D’Antoni comprarono la stragrande maggioranza delle Case del ghiaccio a New Orleans, tanto che Joseph Vaccaro era noto col soprannome di King Ice (Re Ghiaccio).


Dopo la 1 guerra mondiale, i Vaccaro-D’Antoni furono abili nel procurarsi le navi svendute a poco prezzo e la compagnia, che nel 1924 era stata battezzata “Standard Fruit”, si dotò di una piccola flotta assumendo nel 1926 il nome di “Standard Fruit and Steamship Company”. La fortunata ascesa dei “Vaccaro Brothers” è parsa incomprensibile ad alcuni ricercatori che hanno ipotizzato una collusione con la mafia. Ma le fonti più autorevoli al contrario affermano che i Vaccaro si sentivano,- ed erano considerati-, americani a tutti gli effetti (il giornale locale Times Picayune dichiarava Joseph Vaccaro uno dei più eminenti cittadini di New Orleans), e, fieri della loro integrazione e della loro ascesa sociale, ci tenevano a dissociare la loro immagine dallo stereotipo del siciliano mafioso, per cui si tennero lontani da contatti con la malavita. Forse per questo subirono alcune intimidazioni e ricevettero delle lettere anonime, ma entrambi gli episodi furono prontamente denunciati alla polizia e non ebbero seguito.
I D’Antoni-Vaccaro dimostrarono una straordinaria tenacia e abilità imprenditoriale, creandosi amicizie influenti, riuscendo a inserirsi nelle situazioni più complesse volgendole a loro favore, a superare i non pochi momenti critici e ad approfittare delle occasioni favorevoli.Uragani, malattie,-come la temibile febbre gialla che impose lunghe quarantene con gravi danni per il commercio-, tempeste, naufragio di alcune navi, embargo, rivolte e colpi di stato giocarono il loro ruolo, ma la società riuscì sempre a superare le difficoltà e a prosperare, incrementando l’acquisto di proprietà in Honduras, accogliendo altri “paesani”, siciliani che li avevano raggiunti per lavorare nell’azienda e diventando una potente impresa con un forte impatto nella vita politica dell’Honduras, dove contava più del governo locale. L’Honduras dalla fine dell’Ottocento a metà del Novecento fu il prototipo degli altri stati centroamericani chiamati Repubbliche delle Banane, a causa del favore dei loro governi nei confronti delle compagnie commerciali.
Una multinazionale non ha tra le sue prerogative il politically correct, e comporta.un costo in termini di sfruttamento di persone e risorse a cui probabilmente la Standard non fece eccezione; ma, sia pure per motivi strettamente legati all’interesse dell’azienda, Salvatore D’Antoni che ormai abitava stabilmente in Honduras e aveva cambiato il suo nome in “Salvador”, diede impulso allo sviluppo del Paese. Seguendo l’esempio della rivale United Fruit, si adoperò per far arrivare in Honduras o quanto meno nelle vaste zone controllate dalla Compagnia, acqua, elettricità (1902), comunicazioni radio (1907), ferrovia, tutte cose indispensabili per un miglioramento dell’attività dell’impresa. Il 1904 è l’anno della concessione governativa che autorizzava il passaggio della ferrovia, e il 12 aprile 1908 arrivava a La Ceiba la prima locomotiva. La Standard ne sarebbe stata proprietaria per 99 anni, dopo di che la proprietà sarebbe passata al governo honduregno. Nel 1924 fu costruito a La Ceiba l’Ospedale “Vicente D’Antoni”, così chiamato in onore di uno dei fratelli di Salvador, Vicente: una struttura che non serviva solo ai bisogni dei membri e dei lavoratori della Standard, ma che poteva essere fruita anche dall’intera comunità; l’ospedale esiste ancor oggi ed è uno dei centri più all’avanguardia della costa Atlantica. L’adeguamento e ampliamento del porto di La Ceiba con delle banchine dove i vagoni arrivavano direttamente a scaricare, e l’acquisto di macchinari per sollevamento e trasporto, velocizzarono i tempi di consegna modernizzando sempre più la Compagnia, che possedeva ora anche un buon numero di navi veloci e costruite secondo i più avanzati criteri di ingegneria navale, che comprendevano delle cabine per passeggeri. La nave “Tegucigalpa”, secondo istruzioni date dallo stesso Salvador D’Antoni, fu dotata per prima di uno speciale sistema di ventilazione. La flotta comprendeva anche navi da crociera per viaggi nel Mar dei Caraibi, fino al Messico e l’Habana: tra queste le navi che portavano il nome dei paesi d’origine delle due famiglie, la “Contessa” e la “Cefalù”, che fu ritratta nel ’58, quando era ormai in ritiro nel porto di New Orleans, dal noto pittore di navi e soggetti marinari Joseph Wilhelm.


La Standard Fruit operò fino agli anni Sessanta quando fu rilevata dalla Castle&Cook e ribattezzata Dole Food Company, nome col quale è attiva ancora oggi.
L’avventura dei Vaccaro-D’Antoni, arrivati, come afferma Antonio Canelas Diaz parlando di Salvador, “con una mano adelante y la otra por detras”, e diventati proprietari di una impresa di rilevanza mondiale, è rievocata in vari libri editi negli USA, tra cui “Tropical Enterprise- The Standard Fruit & Steamship Company in Latin America", di Thomas L.Karnes, (Baton Rouge-Louisiana State University Press), e “The World on a Plate”, del prof. Joel Denker, della George Washington University.

Angela Diana Di Francesca

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